Eroe indomito dedito alla conoscenza o mentitore seriale e leader negativo che ha portato all’uccisione dei suoi uomini tornando a casa da solo? Ulisse, il personaggio omerico che ha attraversato i secoli, è stato l’imputato nel tradizionale Processo del 10 agosto a San Mauro Pascoli organizzato da Sammauroindustria. L’evento si è ormai imposto come uno degli appuntamenti imperdibili della Riviera romagnola e ha risonanza nazionale; la cornice è quella di Villa Torlonia, di cui il padre del poeta Giovanni Pascoli era amministratore, e si tiene il 10 agosto, per ricordare la data in cui fu ucciso. Dopo averne tanto sentito parlare, finalmente quest’anno sono riuscita ad andare, partecipando così, assieme ad altre 700 persone, a una sorta di rito collettivo: dare un giudizio su personaggi che hanno fatto la Storia e in questo caso, per la prima volta, giudicare un vero e proprio mito. La domanda a cui dare risposta era in sostanza: Ulisse è stato davvero quel mito che celebriamo curioso e assetato di conoscenza o piuttosto era un ingannatore che aveva in spregio i suoi uomini?
L’accusa: pessimo leader e mentitore seriale
Il professor Mauro Bonazzi, ordinario di Storia della filosofia antica e medievale a Utrech, ha demolito il mito di Ulisse con ironia, “primo tra tutti gli eroi a non essere stato capace di salvare i suoi compagni di viaggio”. Sul personaggio omerico c’è stata “un’opera di mistificazione che ha deformato la storia, fatta di dettagli sapientemente taciuti”. L’esempio più eclatante è la celebre vicenda di Polifemo: “è una situazione palesemente pericolosa, i suoi dodici compagni gli dicono di fuggire, Ulisse, il caro leader, incuriosito non li ascolta. Sarà l’unico errore che ammetterà, un errore che costerà la vita di sei persone”. Sul viaggio: “Dura dieci anni quando sarebbero bastati quindici giorni. Ma soprattutto come si fa chiamare eroe colui che parte con 200 soldati e torna solo!”.
Sul ritorno a Itaca il prof afferma: “C’è stata una mattanza verso i Proci, che erano divisi sul da farsi e fino a quel momento non avevano esercitato alcuna violenza. Ulisse li massacrerà tutti con una aggressività inaudita, come una resa dei conti da clan mafioso, perché incarna i nostri istinti peggiori”. E l’Ulisse mito della conoscenza dove nasce? “È frutto della fantasia di Dante, la cui fonte non è Omero ma la filosofia di Aristotele.” Nell’appello finale l’accusa sottolinea: “Mi rendo conto che non è facile liberarsi dei pregiudizi, ma è giunto il momento di dire no a questi cantori e modelli di egoismo. So che il tribunale di San Mauro ha una tradizione generosa con due sole condanne finora, ma è giunto il momento di applicare il detto del non c’è due senza tre”.
La parola alla difesa: Ulisse è tutti noi
La difesa è a cura del grecista Giulio Guidorizzi. “Ulisse è il primo personaggio della nostra civiltà che è uomo; prima di lui c’erano solo eroi e re proiettati nell’affermazione della loro personalità. Ulisse, al contrario, si mette al servizio degli altri”. Il grecista allarga poi lo sguardo. “Non difendo Ulisse ma tutti noi, perché rappresenta l’umanità occidentale come si è costituita millenni fa. Se noi oggi siamo così lo dobbiamo a Ulisse”. Sulla guerra. “Ulisse è costretto ad andare a Troia. È intelligente e per questo gli vengono affidati i compiti più difficili. La genialata del Cavallo la fa finire prima. Una volta terminata non chiede onori, perché non è un egoista assetato di potere”.
Guidorizzi ribatte sulla teoria dell’abbandono dei compagni di viaggio. “Non è vero che li lascia soli, è la loro stoltezza a portarli alla morte. L’esempio è la vicenda di Eolo, il dio dei venti. Ulisse lo seduce, Eolo in un otre gli regala i venti. I suoi compagni pensano ci sia dentro dell’oro, la aprono e scatenano i venti”.
Sulla vicenda di Calipso. “Lei gli promette l’immortalità, la vittoria sull’angoscia del tempo. Ebbene, Ulisse dice no a un’offerta simile, riaffermando il suo essere umano. Quanti di voi farebbero una scelta simile davanti a una proposta di questo tipo?”.
Sui Proci. “La sua è stata legittima difesa davanti a persone che volevano uccidere moglie e figlio”.
In chiusura. “Ulisse in tutta la sua vita ha cercato la conoscenza. Senza di lui cosa sarebbe stata l’umanità? Ha dimostrato che tra la forza e la ragione è la seconda che vince. Vi chiedo di assolvere Ulisse, perché così facendo assolverete tutti noi”.
Alla fine pure io ho alzato la paletta e ho assolto, nonostante le accuse siano state tante, circostanziate, spesso ironiche e divertenti. Il mito di Ulisse è salvo. Il verdetto arriva dal Tribunale popolare di San Mauro Pascoli che lo assolve con 375 voti, superando ampiamente quelli della condanna (226). Al presidente del Tribunale, Miro Gori, non è restato che certificare l’esito del voto.